lunedì 7 maggio 2012
Le urne europee bocciano l'Austerity
La notizia «politica» di oggi è che le urne europee hanno ampiamente bocciato l’Austerity. La notizia «economica» , invece, è che le oligarchie finanziarie dei mercati non hanno riposto fiducia alcuna nei risultati elettorali di ieri. Non andrebbe mai dimenticato che ogni elezione palesa le volontà democratiche di un popolo, tuttavia gli speculatori della finanza si ostinano a non tenere conto delle «urgenze sociali» dei propri cittadini.
I cittadini francesi hanno scelto quale loro presidente il socialista François Hollande – che in campagna elettorale ha proposto una riforma fiscale progressiva e, soprattutto, la revisione del patto di stabilità a livello europeo. In Grecia, invece, la situazione è più complessa. La Nea Dimokratia e il Pasok in linea teorica potrebbero dar vita ad nuova, fragile coalizione di responsabilità ma il principale risultato elettorale è un altro: entrambi hanno registrato un enorme calo di consensi, le urne hanno premiato gli schieramenti della sinistra radicale – oltre agli estremisti di destra di Alba Dorata.
Le due competizioni elettorali presentano un vistoso dato comune: l’Austerity non piace. Non piace ai cittadini francesi, non piace ai cittadini greci e del resto lo si sapeva già: lo hanno ripetutamente manifestato nel corso di questi ultimi anni e finalmente hanno avuto l’occasione per poterlo palesare in seduta elettorale.
Se l’elettorato greco ha colto un’importante, ennesima occasione per gridare all’Unione Europea il proprio malcontento per una politica di rigore drammatica e depressiva, quello francese ha candidamente illustrato alla sovrana Merkel il proprio scetticismo per una strategia di contenimento che oltre ad essere recessiva si è rivelata profondamente improduttiva.
Le elezioni greche, purtroppo, a poco servono per tirare fuori dall’impasse la politica e l’economia della società ellenica. Le elezioni francesi, al contrario, contengono un messaggio chiaro ed importante per l’Unione Europea e il suo sovrano: rivedere il Fiscal Compact per non deprimere la crescita.
Ad ogni modo, ci sono ragioni sufficientemente valide per sperare che qualcosa a livello comunitario possa cambiare. Noi lo crediamo: c’è un’Europa Migliore.
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