Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia. Enrico Berlinguer

martedì 22 maggio 2012

La Terza Repubblica


Probabilmente ha ragione Luca Orlando quando, da Palermo, parla dell’alba di una Terza Repubblica che rimuove e seppellisce definitivamente le macerie di questa nostra malinconica seconda repubblica. Ma la Terza Repubblica non è solo Palermo: è Genova, è Milano, è Cagliari, è Napoli. Si è palesata in tutti gli appuntamenti elettorali in cui i candidati e i progetti di governo non erano passati dal tritacarne dei partiti, non erano il frutto della melina tra segretari, non erano figli minori degli apparati.

A Milano Pisapia vince perché si rivolge ai milanesi, non solo perché raccoglie dietro di sé un rianimato centro sinistra. Vince De Magistris a Napoli perché convince i napoletani a non indossare l’abito del lutto, a scrollarsi di dosso l’idea che non vi sia altra strada tra il consociativismo mafioso proposto dalla destra e gli epigoni del bassolinismo. Vince Orlando a Palermo perché sa che dalla crisi verticale della politica, rappresentata in città dalla giunta Cammarata e in Sicilia dall’inciucio con Lombardo, si esce solo con un gesto liberatorio, netto, definitivo. Ferrandelli, che ha trent’anni in meno di Orlando, avrebbe potuto assumere su di sé questo ruolo se ne avesse avuto la convinzione interiore e la libertà necessarie: e invece ha scelto la via del più logoro doroteismo, prendendosela con Orlando invece che con Lombardo, accettando l’abbraccio mortale di quei due signori del PD, Cracolici & Lumia, che hanno ridotto il loro partito al 6 per cento pur di rosicchiare i torsoli nel piatto del governatore. Noi, noi di SEL, che di Raffaele Lombardo siamo stati e siamo i più determinati e limpidi avversari politici (e su questo non ci piove!), su Palermo abbiamo peccato di ingenuità e di lealtà (lealtà al risultato delle primarie). Ed è giusto adesso farne ammenda.

Ma la vittoria di Orlando va letta in un contesto meno localistico, più politico, va affiancata ad altre cose straordinarie che sono accadute in Italia in questi mesi. Che ci raccontano la vittoria del centrosinistra solo quando non è stato la proiezione dei tatticismi e delle prudenze degli apparati: altrimenti resta solo una formula logora, una morta gora, un residuo. Il centrosinistra vince sovvertendo i pronostici a Palermo, a Milano, a Cagliari, a Napoli e altrove perché sceglie di rivolgersi alle donne e agli uomini, non alle filiere dei dirigenti di partito. Perché parla di alternativa, non solo di discontinuità. Perché pratica una verità di parole e di proposte che non devono fare i conti con alcun emendamento di convenienza. Orlando, ieri, l’ha battezzata Terza Repubblica. Credo, ripeto, che abbia ragione. Purché non resti solo una storia palermitana.

Claudio Fava

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