Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia. Enrico Berlinguer

giovedì 17 maggio 2012

E' un Paese per vecchi


Sul quotidiano “La Repubblica” di oggi è apparso un articolo che rileva come la classe dirigente italiana sia la più vecchia d’Europa. L’analisi è contenuta in un report della Coldiretti, che ha riscontrato che nel nostro Paese l’età media dei funzionari italiani è di 59 anni.
L’analisi si concentra principalmente sulle “poltrone” universitarie e su quelle politiche. Un quarto dei professori universitari ha infatti più di 60 anni, mentre sul fronte politico il “ricambio generazionale” ha portato in cabina di regia un Presidente del Consiglio sessantanovenne – comparando tali dati con i corrispettivi europei è utile osservare come in Spagna solamente l’8% del corpo docenti raggiunga i 60 anni di età, mentre nel Regno Unito David Cameron è diventato Ministro a “soli” 43 anni.

Il report di Coldiretti prosegue: i ministri più giovani del Governo Monti hanno 57 anni e nelle ultime tre legislature in Italia siano stati eletti solamente due deputati under 30. Tali dati costituiscono già di per se stessi un grosso campanello d’allarme, soprattutto se incrociati con quelli relativi all’occupazione in Italia nel primo trimestre del 2012 – l’Istat ha rilevato che il nostro Paese ha raggiunto un tasso di disoccupazione vicino alla doppia cifra (9,8%) e ancor più drammatica è il dato percentuale della disoccupazione giovanile (35,9%).

La riforma del mercato del lavoro non ha prodotto quelle risposte che la società civile si aspettava, il ddl mantiene inalterate le 46 forme contrattuali atipiche vigenti nel nostro paese e a quanto pare anche solo per prendere in considerazione il reddito minimo garantito i tempi non sono sufficientemente maturi come l’età media della nostra classe dirigente – a tal proposito: solamente l’Italia ne è sprovvista, in Europa.

Quale ipotesi si prospetta per i giovani del nostro Paese? E’ chiaro che proprio il Ministro della Coesione territoriale a rilevare che “se l’Italia non riesce a crescere, è giusto che i giovani vadano via” allora, a quel punto, le ragioni sono sufficientemente valide per ipotizzare che la Coesione territoriale risieda altrove. Diciamo all’estero.

Eppure parecchi giovani italiani vorrebbero continuare a vivere lavorando nel proprio Paese. I giovani italiani sono una risorsa, per il proprio Paese. Anche le istituzioni se ne rendono conto, un mese fa il Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Santagata aveva ipotizzato una piattaforma virtuale per recuperare il patrimonio intellettuale perduto. Ma la sensazione è che la proposta, seppur innovativa, non vada nella direzione giusta.

Magari, ogni tanto, si potrebbe anche provare a pensare di svecchiare il patrimonio antropologico istituzionale. Magari, se davvero il problema del patrimonio intellettuale perduto è davvero caro alle istituzioni stesse, si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di investire nell’Università e nella ricerca – che sono il fondamento primo della crescita di una nazione democratica.

Anche per questo che SEL sarà in piazza a Roma, a sostegno de “La meglio gioventù”. L’appuntamento è per il 26 maggio, unitevi a noi!

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