Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia. Enrico Berlinguer

sabato 9 giugno 2012

Con la FIOM, per dire da che parte stiamo


La ragione politica di una coalizione che si candida a governare il Paese e che ambisce a invertire la corsa verso l’abisso non risiede nel nome che si dà. Non deriva neppure, nell’essenziale, dalle forze che la compongono e meno che mai dalle promesse che sparge in campagna elettorale.

La ragion d’essere reale di una forza politica o di una coalizione si misura oggi solo nei fatti e negli schieramenti che di volta in volta assume. Essere dalla parte della Fiom, oggi, è dirimente. Non si tratta “solo” di prendere posizione apertamente a favore del sindacato più combattivo e più combattuto, con tattiche profondamente antidemocratiche che non avrebbero sfigurato negli Usa del maccartismo. C’è questo, ed è fondamentale, ma c’è anche molto di più. Qui e ora, oggi in Italia, la Fiom è la bandiera di chiunque non intenda accettare la degradazione dei lavoratori al rango di merce inanimata, spogliata di ogni diritto, esposta dalla culla alla tomba ai capricci e alle traversie del mercato.

Nell’Italia di Mario Monti, e prima in quella di Silvio Berlusconi, la Fiom è stata il baluardo della contrattazione nazionale contro una contrattazione atomizzata tra i singoli lavoratori e l’azienda, della resistenza contro il dilagare del precariato, della difesa dell’art. 18 contro la libertà di licenziare, della necessità di non arrendersi all’ingordigia di una logica fondata tutta sulla massimizzazione del profitto.

Nell’Italia di Sergio Marchionne la Fiom è diventata il vessillo di una democrazia negata nella sostanza e ormai anche nella forma. Lo sconcio del sindacato più forte e più rappresentativo messo fuori dalla principale azienda per non aver accettato di firmare un contratto imposto col ricatto dovrebbe gridare vendetta alle orecchie di tutti i democratici e i liberali, non solo per la sinistra politica e sociale.

All’incontro tra la Fiom e le forze politiche di centrosinistra, all’Hotel Parco dei principi di Roma, richiesto dal segretario Maurizio Landini, saranno presenti tutti i segretari dei partiti che di qui a pochi mesi si candideranno a governare l’Italia. Quei partiti chiederanno il voto a elettori disgustati dai compromessi e dalle rese alla ideologia e alle imposizioni materiali della destra degli ultimi.

E’ in questa occasione, non nella vaghezza di programmi chilometrici, che il centrosinistra deve dire da che parte sta. Deve saper far arrivare un messaggio chiaro e senza all’intelligenza e al cuore della nostra gente, degli elettori delusi e tentati dal rifiuto della politica, dei lavoratori che dal prossimo governo si aspettano non una correzione di rotta ma un drastico cambio di indirizzo.

Per loro, come per Sinistra Ecologia Libertà, lo spartiacque passa per la posizione che si prenderà nell’incontro del 9 giugno con la Fiom.

Francesco Ferrara

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